I neolombrosiani della pedata, tra stupidità ed errori grossolani
Oggi è partita la vendita libera dei biglietti per Juventus vs Napoli del prossimo 31 agosto. Ma, purtroppo, oggi c’è stato il fischio di inizio di un’altra partita giocata in difesa con stupidità e grossolanità, a centrocampo con i migliori luoghi comuni e in attacco con una superficialità disarmante.
La Juventus, in attesa decisioni dell’Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive, ha brillantemente comunicato che la vendita dei biglietti è vietata “ai residenti in Campania”, e qui passi pure essendo un provvedimento già adottato in passato in occasione di altri incontri “a rischio” di incidenti, ma, non contenti della restrizione, anche a coloro che “sono nati in Campania”.
Quindi, la Juventus e il suo delegato alla sicurezza dello Stadio, hanno ufficialmente contribuito all’apertura di una nuova frontiera delle scienze sociali inaugurando per primi, come nelle recenti vittorie dei campionati nazionali, gli studi di antropologia calcistica o meglio l’antropologia del tifoso.
Insomma, a Torino, sponda bianconera, a distanza di 110 anni dalla morte del professore Cesare Lombroso che sotto la mole aveva insegnato igiene pubblica e medicina legale, c’è ancora qualcuno convinto che taluni condotte atipiche sono condizionate da componenti ambientali, socio-economiche e da fattori indipendenti quali l’ereditarietà. Della serie, se sei nato a sud del Tevere e pensi di andare a vedere una partita di calcio nella città di Cavour non conta tanto se paghi il tagliando d’ingresso, se sei una persona assolutamente pacifica, se porti allo stadio i tuoi figli, se non sei uno scalmanato, una testa calda, non fa differenza se ti senti un tifoso e non un teppista. Tutto ciò ha valore, perché il nuovo discrimine tra Te e un teppista violento è determinato dal confine, dal comune di nascita.
Cosa strana, se pensiamo ai tanti meridionali e campani che nati al Sud negli ultimi decenni si sono trasferiti in Piemonte e alimentano e fanno crescere con la loro intelligenza, il loro sudore, la loro caparbietà e lungimiranza l’economia post – sabauda.
Alla società bianconera non rivolgo nessun appello, sono trascorsi alcuni giorni da questa decisione e nessun dirigente ha provato uno “scuorno” tale da revocare il divieto e chiedere scusa, ma vorrei chiedere a Chiara Appendino, sindaco della città metropolitana di Torino, di andare allo stadio e di portarsi in tribuna una famiglia napoletana o campana. Scelga lei, per amicizia, per convenienza, per opportunità, tiri a sorte, ma dimostri l’insensatezza di questo divieto medioevale.